Amore a prima vista
Cosa succede quando un paio di occhiali riesce a far innamorare due persone? Te lo raccontiamo in questa storia, sullo sfondo della bella provincia torinese…
Percorre il viale ghiaioso con passo lento. E’ appena uscito dal castello sabaudo, dove è stata allestita una mostra di paesaggisti piemontesi. La meta è il bar per una breve sosta.
Non è la prima volta che viene in questo luogo; ci è già stato qualche anno fa e non da solo. Quasi una nostalgica rievocazione.
Qualche metro avanti e a bordo strada un oggetto riflettente attrae la sua attenzione. Da vicino riconosce un paio di occhiali. Integri, montatura femminile, firmati, sicuramente caduti da una tasca o una borsetta. Probabilmente appartenenti a una donna che è appena passata.
Affretta il passo e raggiunge un gruppetto di persone.
“Qualcuno di voi è il proprietario di questi occhiali?”
Risposte negative. Due signore attempate procedono poco oltre.
“Per caso avete perso questi occhiali?”
“...no, ...io no” dice una, l’altra si limita a scuotere il capo.
Davanti alle due anziane, il vuoto. Li mette in tasca rassegnato, domanderà ancora sull’autobus.
Il bar è discretamente affollato. Ordina una bibita e un panino e si siede a un tavolino ombreggiato. Deve sentire sua madre, l’ha promesso. Estraendo il cellulare dalla tasca trascina anche gli occhiali trovati e li appoggia sul tavolo.
“Mamma? Tutto bene? Avete già mangiato? Papà ha portato il cane?”
Una giovane donna a pochi metri da lui fissa gli oggetti sul tavolino dell’uomo; a tratti invece si agita e rovista nella sua borsa.
“Va bene, ci sentiamo stasera, magari passo. Ciao”
Lo sguardo della donna rimane fisso nella sua direzione e lui intuisce. Solleva gli occhiali e indica come per dire: sono suoi?. La donna sorride e annuisce.
“Li ho trovati nel viale, sulla ghiaia.”
“Mi sono caduti e non me ne sono accorta; la ringrazio molto”
“Si figuri.” Ritorna al suo tavolo e poco dopo si alza e si allontana, non prima di aver salutato.
“Buongiorno.”
“Buongiorno, grazie ancora.”
La gita è terminata, è ora di prendere il pullman per il ritorno. La gente si affretta a salire. Lui ha preceduto il gruppo e si è sistemato in terza fila, vicino al finestrino. Nel corridoio si è formata una coda, qualcuno spinge. Un tizio inciampa in una borsa e travolge una donna davanti a lui che è costretta ad atterrare sul sedile libero accanto all’uomo. Le cadono gli occhiali che s’infilano sotto il sedile antistante. Lui li recupera con difficoltà e glieli porge.
E’ la stessa donna del bar!
“E’ libero? “domanda ancora tutta storta.
“No ... è occupato da lei.”
Sorride e si mette comoda.
“Le sono piaciuti i quadri?”
“Così, così ... più interessante il castello e il piccolo orto botanico”
“Vero; la serie di dipinti scuri e tutti simili con scene campestri o pastorali mi hanno un po’ annoiato. Meglio la passeggiata nel parco e le coltivazioni di rose e tulipani.”
La conversazione concede poche pause.
“Ero perplessa su questa gita, ma nell’insieme ne è valsa la pena.”
“Grazie anche a una splendida giornata primaverile. E’ venuta sola?”
“Sì.”
“Strano venire soli, vuol dire essere proprio ... soli. Oh, mi scusi, sono stato inopportuno.”
“Strano anche per lei.”
“E beh ... sì.”
Segue una pausa più lunga.
“Mi chiamo Giorgio, e lei?”
“Daniela.”
“Bene, adesso ci conosciamo.”
La conversazione riprende su argomenti personali: lavoro, studi precedenti, tempo libero, diletti vari.
L’autobus ha raggiunto la periferia della città, mentre il sole è sceso dietro la collina. L’imbrunire concilia un lieve sopore.
“Io scendo alla prossima fermata, in quella piazza laggiù.” dice la donna con un tono di rammarico.
“Io invece alla stazione, ...purtroppo.”
“E’ stato un piacere conoscerla, arrivederci.”
Stringe la mano a Giorgio e si avvia all’uscita. Alla fermata scende e saluta ancora con gesto mentre il bus riparte.
L’animo di Giorgio è in subbuglio: amarezza, disdetta, voglia di scendere. Poi ...
“Ma ... gli occhiali! Ha dimenticato gli occhiali sul sedile” poi quasi urlando
“Autista, si fermi, per favore, la signorina ha dimenticato ... Si fermi! Si fermi! Mi faccia scendere.”
Al semaforo rosso l’autista apre la porta e l’uomo si precipita nella direzione opposta. Intravede da lontano la donna e comincia a correre e a chiamarla.
“Daniela! Daniela!”
A una certa distanza la giovane avverte il richiamo e si ferma ad attenderlo.
Arriva trafelato.
“Daniela!”
“Giorgio!”
“Hai dimenticato gli occhiali.”
“Sì, lo so.”
Si guardano a lungo negli occhi a breve distanza. Poi si baciano.
Il cortile della palazzina è lucido per la pioggerella che cade da qualche ora.
Alcuni ritardatari si affrettano a entrare dalla porta principale per accedere al salone delle cerimonie. La sala è stipata di gente vestita a festa. Alcuni commentano sottovoce.
“Amore a prima vista, a quanto pare.”
“Si sono conosciuti una domenica in autobus e non si sono più lasciati.”
Il funzionario comunale legge invece ad alta voce.
“ ... obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale ...”
“Sono proprio una bella coppia, lui poi!.” commenta una signora.
“E lei? Fisico asciutto, sguardo solare. È proprio vero che quando si è felici si è più belli.“
“Anche l’abito però fa la sua parte.”
“ ... concordano fra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza ...”
“Che cosa fai? Piangi?”
“E’ più forte di me, mi viene sempre qualche lacrima.”
“ ... mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale...”
Poi le domande di rito.
“... e lei, Daniela, intende prendere come marito il qui presente Giorgio?”
“Sì”
L’ufficiale di stato civile alza il capo mentre i suoi occhiali, complice il caldo umido della sala affollata,scivolano sul naso e cadono sul manuale degli articoli.
Giorgio e Daniela li afferrano contemporaneamente e si guardano compiaciuti.
Rimangono a fissarsi con gli occhiali in mano, forse pensando alla loro storia d’amore, finché un colpo di tosse del celebrante li richiama al presente. Infilano insieme gli occhiali sul naso dell’uomo che tossisce nuovamente e poi riattacca.
“ ... e dichiaro in nome della legge che siete uniti in matrimonio.”
Per la stesura di questo racconto ringraziamo Renato Comitangelo da Torino
Bravo papà, sei il migliore!!